Il Palio di Ferrara

Valter Pusceddu 2019

Fra le innumerevoli vicende che hanno caratterizzato i tre secoli di governo della famiglia Estense, che ebbe il merito di rendere Ferrara una delle più belle città di tutto il rinascimento, tanto da ottenere l’appellativo di “città d’Europa”, si riportano di seguito quelle che hanno determinato la nascita del Palio.

Gloria Finetti 1983-1984

Nel 1259, durante il dominio Estense, ebbe luogo la sanguinosa battaglia denominata “le schiere Guelfe” svoltasi al Ponte di Cassano sull’Adda dove i Guelfi del Marchese e Signore di Ferrara Azzo VII° d’Este, detto Il Novello, combatterono e vinsero sui Ghibellini di Ezzelino da Romano, vicario dell’Imperatore Tedesco.

A seguito della vittoria, il popolo ferrarese portò in trionfo Azzo Novello al grido di “Este Viva”, i festeggiamenti si protrassero per diverse giornate durante le quali ebbero luogo manifestazioni sportive, tornei, corse a piedi e a cavallo.

è quindi da attribuire ai citati festeggiamenti la nascita del Palio di Ferrara ma solo successivamente ne viene ufficializzata l’origine, infatti nei primi statuti comunali del 1279, tuttora conservati presso l’archivio di stato di Modena, vi troviamo contenute le regole ed i premi inerenti al Palio e più precisamente: Il giorno “In Festo Beati Georgi” in cui doveva aver luogo la manifestazione, I premi consistenti in un palio al primo, una porchetta al secondo, un gallo terzo, Il percorso.

Si può dunque affermare con tutta sicurezza che la data ufficiale della nascita del Palio di Ferrara, denominato Palio di San Giorgio e suffragata da documenti, è il 1279.

Nel 1476 una nuova delibera portò modifiche e miglioramenti allo statuto del Palio, venne aggiunta alla già presente corsa dei cavalli quella delle asine, delle donne, dei fanti e dei ragazzi, come riportato nel libro X° alla rubrica 41 degli Statuti Municipali conservati a Modena.

 

Palio, in latino Pallium, significa rettangolo di stoffa tessuta appositamente e dipinta.

Nell’evo antico questo drappo prezioso, filetto d’oro con l’effige di un santo, agganciato ad un’asta a similitudine di uno stendardo, veniva usato come offerta da una comunità cittadina che accoglieva pacificamente l’ospite illustre, sia esso un duca, un imperatore o un papa, ovvero le più alte cariche del tempo.

Successivamente il Pallium rappresentò un premio per le feste o gare che le città organizzavano nel giorno più rappresentativo per la loro storia, normalmente il giorno dedicato al patrono.

Visto il crescente successo e l’entusiasmo suscitato, il Palio venne ripetuto anche diverse volte nell’ambito dello stesso anno a seconda degli avvenimenti che accadevano.

Per le corse dei cavalli di razza, in pochi potevano permettersi una “siffatta macchina da guerra” da usare in tempi e in giochi di pace, solo i nobili potevano scendere in lizza per cui vincevano sempre e soltanto principi di alto lignaggio.

Le gare a piedi e con le asine erano riservate al popolo che, oltre ad essere per la gente l’occasione per accontentare i dispiaceri, era anche un modo per vincere qualcosa di utile.

I premi consistevano, per i primi arrivati, in pezze di stoffa di colore diverso a seconda della corsa, erano panni di poco valore accezione fatta di quello spettante al vincitore della corsa dei cavalli che consisteva in un panno di broccato d’oro foderato di pellicola di vaio: 

Corsa degli uomini – panno di colore rosso
Corsa delle donne   – panno di colore verde
Corsa dei somari   – panno di colore bianco
Corsa dei cavalli      – panno di colore oro

Ai secondi e ai terzi classificati generi alimentari o animali, ad esempio una porchetta o un gallo.

I premi erano molto ambiti perché vincendo la stoffa, con la stessa si poteva vestire tutta la famiglia, all’epoca gli abiti duravano per anni, mentre vincere animali significava riuscire finalmente a mangiare carne.

Gruppo Unico 2001
Luis Biagi 2006
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